L’Ucraina a Trenta Anni dall’Indipendenza. Dal ‘Chicken Kyiv’ Speech alla Presidenza Zelenskyi

Lo scorso 24 agosto l’Ucraina ha celebrato il trentennale della sua indipendenza. L’evento, che all’epoca colse di sorpresa anche la diplomazia statunitense che negli anni precedenti, quelli dell’amministrazione Reagan, tanto si era adoperata per sconfiggere il comunismo sovietico, merita una riflessione storica puntuale.

Quando nel 1991 l’Ucraina proclamò l’indipendenza da Mosca, questa nuova nazione, che Andrew Wilson nel saggio intitolato The Ukrainians. Unexpected Nation (Gli Ucraini. Una Nazione Inaspettata), definì una sorpresa per le cancellerie, le università e i consigli di amministrazione occidentali, in Italia era, per così dire, più “inaspettata” che altrove. Il nostro Paese, che aveva sempre avuto un rapporto stretto e privilegiato con l’Unione Sovietica in ambito politico ed economico, ebbe difficoltà a concepire l’Ucraina come entità statuale indipendente.

Nonostante l’URSS fosse un’unione federale di 15 repubbliche, a cui la costituzione sovietica garantiva, in teoria, il diritto di recesso, l’intellighenzia italiana finiva spesso per identificare l’Unione Sovietica con la Russia. Unione Sovietica e Russia venivano frequentemente usati come sinonimi da politici e giornalisti generando equivoci e confusione nell’opinione pubblica. Equivoci che sarebbero continuati anche dopo l’implosione del gigante sovietico e che ancora oggi spiegano in parte l’assenza in Italia di studi approfonditi su questo cruciale evento della storia del Novecento.

Uno dei primi studiosi a intuire l’importanza in ottica geopolitica dell’indipendenza ucraina fu Zbigniew Brzezinski, politologo statunitense di origine polacca che in un saggio del 1997, destinato a diventare celebre, intitolato The Grand Chessboard: American Primacy and Its Geostrategic Imperatives, sottolineava come l’Ucraina costituisse un fondamentale pivot geopolitico nello scacchiere euroasiatico perché la sua stessa esistenza come Paese indipendente avrebbe contribuito a trasformare la Russia.

A detta di Brzezinski senza l’Ucraina, la Russia cessava di essere un impero eurasiatico e avrebbe potuto lottare per lo status imperiale prevalentemente nell’area asiatica, con maggiori probabilità di essere coinvolta in conflitti con i paesi dell’Asia centrale.

Tuttavia, se Mosca avesse ripreso il controllo sull’Ucraina – che all’epoca aveva una popolazione di   52 milioni di abitanti – con le sue risorse e il suo accesso al Mar Nero, la Russia avrebbe riacquistato  automaticamente i mezzi per diventare un potente stato imperiale che abbracciava Europa e Asia.

Allo stesso tempo la perdita dell’indipendenza dell’Ucraina avrebbe avuto conseguenze immediate per l’Europa centrale, trasformando la Polonia nel perno geopolitico della frontiera orientale dell’Europa unita.

Le considerazioni fatte più di venticinque anni fa dall’ex consigliere per la sicurezza nazionale della presidenza Carter, risultano straordinariamente attuali oggi in un spazio post-sovietico in cui le mire egemoniche di Mosca nei confronti dell’ex “repubblica sorella” si sono palesate senza infingimenti con l’occupazione della Crimea e la guerra in Donbas.

Il tema dell’indipendenza ucraina resta dunque centrale per le sorti di un’Europa minacciata ai suoi confini dalla Federazione Russa, gigante dai piedi di argilla ma le cui forze armate sono tuttora le seconde al mondo dopo quelle statunitensi.

A differenza di alcuni studi pubblicati recentemente nel mondo anglosassone, questo paper non si occuperà degli aspetti sociologici legati alla percezione del concetto di indipendenza presso la popolazione ucraina o dello sviluppo dell’identità nazionale avvenuto in questi decenni ma, rivolgendosi a un pubblico, quello italiano, sovente a digiuno di politica e storia ucraina, preferirà accompagnare la narrazione dei principali eventi politici e storici accaduti dal 1991 ad oggi ad un’analisi puntuale dei momenti chiave che hanno interessato l’Ucraina in questo lungo processo tuttora in fieri, di emancipazione dal giogo russo-sovietico e di avvicinamento all’Unione Europea.  

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